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al testo di Ferdinando Battaglia
In memoria di C.
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Ho imparato ad avere misericordia dei morti a non distinguere tra gli eroi e i senza un volto, i senza un nome da ripetere a memoria.
Ho imparato ad avere misericordia di Dio, nel dolore dei morti ho perdonato la sua santità.
Ho imparato a soffiare il nome dei morti sulle pagine della mia vita, i loro occhi furono il mio specchio nei miei anni migliori quando abbozzavo un sorriso da uomo.
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Ferdinando Battaglia
- 03/11/2020 22:46:00
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Salvatore, Arcangelo: preziosa ogni vostra parola, che di ognuno dice la ricchezza interiore ed intellettuale, ognuno di voi dicendosi dona di sé e arricchisce di bellezza il mondo.
Grazie, un caro saluto
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Arcangelo Galante
- 02/11/2020 10:36:00
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Gentile Nando, imparare è sempre un dono, anche se lo facciamo a partire da un dolore che sembra essere infinito e insopportabile. È una spiacevole opportunità che, talvolta, aiuta ciascun uomo a divenire persona migliore, giacché lo rende cosciente del fatto che, dopo essere arrivati in cima alla sofferenza, rimane necessario ridiscendere, per trovare nuovi scopi esistenziali utili nel proseguire il proprio cammino. Il dolore può essere così profondo che, imparare da esso, implica un enorme cambiamento del nostro io interiore: sono gli urti ricevuti a segnare la nostra esistenza individuale e a ricordarci che può esserci un prima e un dopo, intorno ad essi. E sicuramente sino a quando non arriva, non ce lo aspettiamo, ma quando finisce, è ormai parte dell’anima. Quindi, il dolore rimane lì, sotto forma di esperienza di vita e di strumento utile a intraprendere nuove avventure, in quanto la vita stessa è un’avventura che ha bisogno di grandi successi e uno dei maggiori risultati che si possono ottenere è comprendere il motivo della presenza del dolore e sforzarsi d’imparare da esso. Pertanto, si potrebbe affermare che il dolore è un maestro, in quanto, grazie ad esso, riusciamo a vedere il peso di un prima e l’importanza di un dopo: ne usciamo proprio come chi, all’entrare in un tunnel di fumo, si sente disorientato e non sa dove andare, ma quando ne esce e vede di nuovo chiaramente, si sente vivo davvero. In questo modo, sentiamo noi stessi, quando impariamo dal dolore e, una volta passato, ci rendiamo conto di tutto quello che siamo e che non sapevamo di essere, osserviamo ciò che c’era e non vedevamo, e comprendiamo che il dolore ci insegna a guardare indietro, ma solo per prendere la spinta necessaria nell’andare avanti. La poesia mi è sinceramente piaciuta, perché ho avvertito appieno ogni fibrillazione del tuo animo, legittimamente rattristato, e non lo scrivo per vittimismo ma credi che io pure, come moltissima altra gente, sto attraversando un dolore inesplicabile, sapendo di poterlo superare, visto che non sempre è possibile bandirlo subito. Scusami se mi son troppo soffermato a lasciarti impressioni e considerazioni scaturite dalla lettura del testo, a cui i complimenti vanno, in virtù di una dedica impregnata di sensibilità. Buona vita e grazie per avermi letto!
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Salvatore Pizzo
- 01/11/2020 03:30:00
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Spero che non ti dispiaccia se rimango a leggerla ancora qualche volta: è una di quelle poesie che vorrei avere imparato a memoria. Anche se ho una memoria che mi impedisce di imparare le poesie a memoria. Un caro saluto
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